NEVE A VENEZIA
19 dicembre, ieri sera mi sono addormentata nel silenzio ovattato dell’infanzia.
Al risveglio Venezia è tutta bianca di neve e ne cade ancora tanta e sottile e fredda.
Quando ero piccola la neve era un regalo per bambini ed i ragazzi, gran gioco per ogni eta. Nella via Lemno bianca non passavano biciclette e tutto il bianco dei giardini e della strada era per noi, palle di neve e corse e pupazzi, quello che tutti abbiamo amato, poi i piu grandi con le pale spalavano uno stretto sentiero, appena per passare in fila indiana, fino alla via lungo il canale e di li fino alla via Malamocco. Qui spalavano i disoccupati, assunti per l’occasione delle nevicate , che se il freddo restava, in giorni successivi avrebbero allargato i sentierini nostri, delle strade minori.
I disoccupati: un’impresa all’inizio dell’inverno prendeva in appalto dal Comune la spalatura della neve e all’occorrenza assumeva gli spalatori. Non erano tempi in cui si sprecasse il sale.
Nel 1929 ci fu un inverno molto freddo, l’impresa che aveva vinto l’appalto era Pellanda. Mia mamma raccontava che i giovani di Castello, che fornivano la manodopera cantavano :
ANDA PELLANDA
XE DIO CHE TE LA MANDA
CHE EL TE LA MANDA FINA
CHE SIA LA TO ROVINA
Sembra che infatti abbia nevicato così tanto che l’impresa per quell’anno andò gravemente in perdita. I disoccupati per quell’inverno ebbero lavoro a sufficienza.
In fondamenta oggi è venuta l’acqua alta a lavar via la neve, il ghiaccio rende scivolosi le calli ed i ponti, la Strada Nova è stata spazzata; forse anche quest’anno di crisi ci sono dei disoccupati che ringraziano, ma le bancarelle stanno ricoprendo tutto il tratto libero per il mercatino di Natale e per noi vecchi passanti restano di qua e di la i cumuli di neve e ghiaccio.
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