24 feb 2008

LE CINQUE SORELLE

La mia e' un'altra famiglia: eravamo cinque sorelle. C'erano anche tre fratelli, ma a loro tocca un'altra volta.
Genitori severi e cattolici avevano educato tutte allo stesso modo. Eppure le cinque sorelle crebbero molto diverse nelle idee, nel temperamento, nel modo di vivere e di entrare in rapporto o collisione con gli altri, familiari o estranei che fossero.
Io delle femmine fui ultima.
Appena uno ha l'uso di ragione, ad un anno o due, comincia a capire che una persona si distingue dalle altre per la diversita', non certo per la conformita'; soprattutto se amici e parenti ogni volta che ti guardano dicono : “come assomigli alle tue sorelle, come assomigli alla cugina, siete fatti tutti con lo stesso stampo, si vede che sei sorella di …. Ecc.”
Così tutte cominciarono a differenziarsi .

Per ANNA, la prima non fu difficile, poteva essere confrontata solo a Claris, la primissima cugina, figlia di un fratello della mamma e di una sorella del papa': occhi azzurri capelli chiari e dritti, futura maestra nelle scuole speciali, quelle dove una volta venivano mandati i bambini che davano fastidio alle maestre non specializzate.
Anna, un anno di meno, mora, riccia, intelligente e obbediente fin dai primi vagiti, partiva in vantaggio perché era la prima delle sorelle e scelse il ruolo di essere la perfetta. Si vide piu avanti che le andava molto stretto, ma ormai la scelta era fatta e pur scoppiandole da ogni parte, se lo portò addosso fino alla fine.
Era tutta integra, senza fessure in cui lasciar passare un dubbio o una trasgressione.
Anche fisicamente era la piu ben fatta, specie le gambe lunghe e slanciate, con caviglie sottili, che da giovane abbronzava al sole di primavera, in terrazza, (negli anni 40-46 faceva risparmiare le calze velate, un lusso ) sempre con davanti agli occhi un libro da leggere o studiare, per non perdere tempo. Una delle sue qualita' era fare due o tre cose contemporaneamente, tutte utili , studiare e badare ai compiti dei fratelli, intanto ascoltare la radio e controllare una pentola sul fuoco. Questa era però la quarta cosa e spesso finiva in fumo.
Non aveva gusto per il cibo, ne farlo ne mangiarlo. Quando si parlò dei primi astronauti, lei avrebbe messo la firma come cavia per cibarsi di pillole ed acqua e risparmiare il tempo e la seccatura di usare i denti per mangiare.
Crebbe, si sposo, ebbe dei figli che cercava con immani sforzi di far coincidere con la sua idea di bravi e buoni figliol, dei quasi perfetti. Ebbe anche dei nipoti che riuscirono in parte a sgattaiolare dalle sue lezioni educative.

ANGE, seconda delle femmine ( cominciamo tutte per A, per praticità nella sigla della biancheria o per chissà quale capriccio di nostro padre che quando ci chiamava, nominava tutte prima che gli venisse il nome giusto).
Anche a lei sarebbe piaciuto il ruolo della perfetta, ma trovandolo gia occupato, si accontento' del ruolo della precisa: ordinata, pignola, pedante, e sempre un poco insicura. Per questo si aggrappa alle sue decisioni e idee con una rigidezza superiore ad Anna, per non veder crollare tutto il suo castello di regole.
Regole matematiche, fisiche, religiose, morali, economiche, di salute, di orari, di abbigliamento, di pulizzia; regole di tutto, le sue regole, incompatibili con quelle degli altri. Si laureo' in Matematica e Fisica perché queste regole si dimostrano e attraverso la dimostrazione diventano personali. Con la Fede trovo' un compromesso: aderi all'Azione Cattolica e poi ad organizzazioni religiose simili alle monastiche, ma non osando entrare in collisione con le regole claustrali, rimase unica badessa del suo convento: la casa nostra. Ovviamente non si sposo', ma condivise per molti anni casa e orari di vita con il fratello Franco, finché questi con un tuffo nella trasgressione si sposo' .

ADRI, terza delle femmine, un bel poco disordinata, non ambiziosa di primggiare, a scuola se la cavava e le piaceva sia la storia naturale sia la chimica.
Scelse la facoltà di Chimica, per sperimentare esplosioni e formule; questo era un modo per differenziarsi, non la perfezione, non la pignoleria, non la rigidezza, ma la trasgressione occultata , latente. Provocare reazioni, osservare cosa succede, ma non esporsi troppo se non per una grave ragione.
Rompere con le regole di casa fu solo per un cambiamento di vita. La ribellione fine a se stessa non è per lei, anzi, non si scontrerebbe mai, è buona, non agressiva. Quando volle sposarsi ed i genitori la ostacolavano, usci di casa al mattino ed ando' in chiesa da sola. Che poi trovo li la mamma, e non ricordo bene come, ma si fece subito pace.
Aveva trasloccato le sue cose un poco al giorno, senza far rumore.
Credo le sia spiaciuto essere lasciata sola; che i fratelli maggiori, quelli che contavano, stettero tutti dalla parte dei genitori, con prediche e consigli, a romperle le scatole.
A me dispiacque molto, a quel tempo mi parve soprattutto una bella festa persa.
Dopo dieci anni di meditazione le nacque una figlia, Paola, proprio il giorno del suo quarantesimo compleanno; proprio in tempo perché la mamma lo sapesse prima di andarsene per sempre.

La quarta era AURELIA, la chiamavamo LELLI: comprensiva, gentile e se ne andò che aveva ventidue anni. Troppo buona per essere severa, troppo comprensiva per farmi prediche, troppo aperta per non coprire certe mie trasgressioni. Il suo ruolo era difficile da emulare, metteva pace in casa, tranquillizzava i genitori preoccupati per qualche cretinata dei figli piccoli, aiutava in ogni cosa, compiti, lavori a maglia, fare i letti, fare la sarta per le bambole. Da lei andavo a piangere, mi prendeva nel suo letto quando, a tre anni, mi svegliavo per i brutti sogni di notte.
Avevo quindici anni quando mori' . Era di agosto. Mi pare che quell'estate sia sempre piovuto. Mi pare che tutti in casa siamo vissuti da soli, al buio. A lungo. Ognuno a suo modo cercava di superare il grande vuoto. Bisogno' confrontarsi con la morte. Non si cercava conforto.
Poco a poco riprese la vita, e la mamma un giorno disse: “apri la radio, ascolta la musica, voi avete bisogno di continuare a vivere'; mi accorsi che eravamo stati tanto a lungo nel silenzio.
A queste sorelle voglio bene, anche se a volte ne parlo un poco male. E' per amore.

La quinta sono IO ALE. Credo di non poter fare di me una descrizione sincera. Primo perche' sono proppo dentro la faccenda, secondo perche' vorrei apparire meglio di quella che sono, terzo perche' ho troppe magagne da nascondere, che a scoprire i punti deboli si perdono le difese.
Qualcuno forse ci mettera' del suo.
Comunque, perfetta non potevo ambire di diventare, ne precisa ed ordinata, ne remissiva e generosa, ne dolce e materna, tutti ruoli gia presi dalle altre.
Mi dicevano ribelle, ma non mi sono mai ribellata, mi dicevano disordinata, e sono sempre che faccio ordine, impulsiva, e invece prima di fare qualcosa ci medito su anche per degli anni. Sono affettuosa, anche se a certi il mio affetto non basta mai. So far da mangiare. Se da ragazza non avevo voglia di studiare, adesso sono otto anni che cerco di imparare l'inglese, prima ho fatto quattro anni di accademia, ma non ho preso il titolo, perché, ecco il difetto, non finisco mai le cose, ma mi piace incominciarle.
Mi piace viaggiare, ma mi interessa poco arrivare. Non posso dire che vorrei aver visto l'India, il Messico, la Liguria. Ma posso dire che mi piace prendere la macchina e fermarmi in un posto che mi attira, poi riprenderla e fermarmi ancora, e andare in bici o a piedi, e guardare la terra, la gente, gli animali, i fiumi ecc.
Da piccola in un libro avevo una figura di uomo con un bastone in spalla e un fagotto appeso all'estremita'. Mi piacerebbe poterlo fare, andare così, chissa, forse un giorno.

21 feb 2008

Ancora Tonton

Per la cronaca : Tonton ha uno spirito libero: se ti chiede se vuoi il percorso con pedaggio o senza, lo fa per scherzo.
Se dici pedaggio ti porta su strada normale, se dici senza pedaggio vuole l'autostrada.
Adesso lo sappiamo é proprio un tantinoTontonta, ma ci piace anche questa ribellione sottile.
Oggi siamo andati a Preganziol, c'era mercato: abbiamo comprato :
due kili di radicchio tardivo, per mettere in vaso, per fare pasticcio e risotto.
6 hg di radicchietto di campo, di quello colorato e con la radicetta,
un radicchio la rosa di Castelfranco, che piace a Rod.
tre mazzi di ravanelli rosso Natale
Piu un pezzo di formaggio Piave stagionato.
Non ho voluto le aringhe argentate perché devo fare i compiti di inglese per domani.
Abbiamo chiacchierato con tutti i venditori: all'una chiudono i loro banchi, mettono tutto dentro i furgoni e hanno tempo e voglia di raccontarti che si sono alzati alle cinque, ma per il mercato del Lido devono alzarsi prima delle quattro; e gli piace veder gente e cambiare posto; poi ti chiedono di Venezia, dei prezzi nei bar, dei cinesi che si trovano da per tutto, ma negli orti e nei campi ancora no.
Anche Ieri avevo comprato insalate; ho ancora una lattuga romana , 4 peperoni rossi e altro radicchio rosso ma di Chioggia, un chilo di carote . Poteva bastare per 2 o tre giorni.
Ma questi erano belli come fiori : siamo in due, come li mangeremo tutti ? Ci tocca.
Pensare che eravamo andati al mercato di Preganziol per prendere solo dei cuscini per le sedie del pranzo. Alla nostra eta' a tavola si sta meglio sul morbido.
Li abbiamo trovati, i cuscini, e anche giusti di misura e di fantasia: casette tirolesi, frutta e fiori in tessuto Gobelin.
Poi abbiamo festeggiato gli acquisti sempre dall'osteria "Trevisi"
peccato che non riesco a postare le foto.

14 feb 2008

LE DUE SORELLE

LE DUE SORELLE
Rimaste vedove le due sorelle avevano tutti i problemini degli anziani, ben distribuiti, un pochi all'una e un pochi all'altra. Per una erano soprattutto di testa, per l'altra quelle che non funzionavano erano le gambe.
Le figlie si riunirono e pensarono che poteva essere una bella cosa convincerle a vivere in uno stesso appartamento, così si sarebbero fatta compagnia e si sarebbero aiutate.
Così infatti fecero; scelsero l'appartamento della sorella che aveva difficoltà a camminare, che era spazioso e luminoso, che era in centro a Venezia, restaurato da poco, un po' di scale da salire, ma non troppe.
La sorella che aveva le gambe buone andava a fare la spesa, l'altra che era piu consapevole teneva i conti, gestiva la casa.
Tutto filava discretamente, tranne quando i litigi degeneravano in violente baruffe e i condomini intervenivano quando temevano per l'incolumità delle anziane signore e si premuravano di chiamare le figlie, per sedare gli animi .
La sorella con le gambe buone cominciò ad avere dei problemi di Alzaimer, e usciva per fare la spesa ma a volte perdeva la strada, non riusciva piu a tornare a casa. Le piaceva molto andare in giro e si rimediò mettendole in tasca un biglietto con l'indirizzo ed il numero di telefono. Così la convivenza continuò tranquillamente, con le solite liti, i soliti interventi dei vicini, le solite fughe della sorella smemorata che probabilmente tornava al precedente appartamento, o dove era vissuta nell'infanzia.
La sorella con la mente lucida, se non la vedeva tornare a casa telefonava alla figlia per far partire le ricerche.
Un giorno la sorella con le gambe buone decide di non voler più uscire. Le figlie credono che il problema sia la paura di non ritrovare più la via di casa , ed affiancano alle due sorelle una signora in aiuto per tenere in ordine la casa e fare le spese.
La sorella con le gambe buone potrebbe adesso uscire accompagnata, così non avrà più paura di perdersi, e godrà di momenti di pace fuori dalla casa in cui baruffa tanto con la sorella.
Invece la sorella con le gambe buone dice che non ha nessun interesse ad uscire ed anzi le era sempre pesato il compito di fare le spese. Lei ama starsene in casa ora che finalmente qualcun altro esce al posto suo!
Improvvisamente una mattina la sorella con le gambe buone andò in camera della sorella con la mente lucida, a portarle il caffé della colazione e la trovò a letto, morta.
Allora bussò ai vicini che tante volte erano intervenuti per mettere pace e disse: “É morta, bisognerebbe avvisare i parenti, perché so che deve avere una sorella da qualche parte”

LA FAMIGLIA

FAMIGLIA
La famiglia, lo dicono i sociologi è il luogo dei conflitti, delle lotte, delle barruffe, dei soprusi, delle ingiustizie. Qui amori ed odii nascono e crescono fino ad assumere una dimensione epica.
Se non fosse così, chi adulto, saprebbe lottare e fare la pace, apprezzare la tranquillità e sostenere le proprie ragioni contro ogni evidenza?
Senza un tirocinio succhiato col latte e poi con la zuppa e l'olio di fegato di merluzzo, saresti morta alla prima uscita sul balcone.
Qui si impara a vivere, perché la famiglia è un dado da brodo del mondo intero; ogni esperienza della vita l'abbiamo gia vissuta in piccolo a casa.
Perché lagnarsi se i genitori non ti capiscono, se i fratelli si approfittano della tua bontà o distrazione? Stai frequentando la tua prima scuola, quella che non finisce mai di sorprenderti.
Non ti libererai più di quanto hai imparato, nemmeno andandotene a vivere da sola in capo al mondo; l'hai dentro ormai, e ti uscirà in gesti e parole sfuggiti al tuo controllo.

5 feb 2008

MASTELLA A MOTORE

Le donne delle isole della laguna ( Pellestrina, San Piero in volta ecc. ) chiamano la macchina lavabiancheria "MASTELLA A MOTORE ".
C'é un motivo per essere sospettosi anche di questo strumento tecnologico, nonostante sia ormai insostituibile.
La lavabiancheria infatti ha l'ambizione di spingerci ad essere piu ecologici , non ama i fazzoletti di carta. Non ama il nostro uso della carta, che distrugge le foreste.
Se ne trova un pezzettino, come un biglietto di bus, un conto della spesa, un fazzolettino da naso dimenticati in qualche taschino, li distrugge riducendoli in poltiglia sottilissima.
Se farete il bucato delle camicie scure, calzini neri o blu, magliette e tuta da ginnastica colorata, vi accorgerete che la macchina è stata formidabile.
Io non ho trovato ancora il modo di depilare la finissima peluria bianca che ha rivestito una camicia blu scura a rigette colorate di Rod, due magliette blu elettrico di ... non lo dico perché lui legge il blog, tutti i calzini di Rod, due federe verde scuro e alcuni indumenti miei , che io, be non importa li uso anche con la barba bianca, sono intimissimi.
Ciao.